(di Marialuisa Brizio) Sulla carta l’idea è interessante: un giovane prete cattolico viene spinto dai superiori a prendersi una vacanza per riflettere sulla sua vocazione, e questi parte per una gita in canoa con un ex fidanzato di sua sorella. Padre William, questo il nome del giovane prete, è un ragazzo interessato più al rock’n’roll che alla musica evangelica, più ai video di YouTube che alla Bibbia, più alle storielle surreali che alle parabole del vangelo. Ma senza dilungarmi sui dettagli della trama, che da un inizio divertente declina fino a raggiungere toni trash, vi proporrò soltanto una possibile interpretazione della vicenda: non è un romanzo di formazione, la pausa di riflessione di padre William non lo porta a nessuna conclusione, a nessuna crescita, e il film, in realtà, è senza finale, come tutte le storielle che inventa Robbie – e da cui non è possibile trarre alcuna morale. Il film, insomma, dichiara esplicitamente di non avere alcuna pretesa che vada al di là dello stesso svolgersi del film, e la storia oltretutto probabilmente non è altro che un sogno ad occhi aperti di padre William.