Sezione TFF2012: Internazionale/doc
Categoria TFFOFF: Bulli & pupe
Leggendo il titolo ho pensato “ecco, di nuovo i portoghesi parlano delle loro colonie” e sono entrato pronto al peggio. Per la seconda volta in questo film festival sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla collaborazione tra João Rui Guerra da Mata e João Pedro Rodrigues.
In questa edizione abbiamo visto tante volte l’esperimento di mischiare documentario e finzione, ma credo che questo sia uno dei risultati più originali, se non il migliore.
João Rui Guerra da Mata fa parte di quei portoghesi ritornati in Patria dopo che nel 99 Macao ritorna cinese. Ritorna alla Las Vegas d’Oriente (e qua è il documentario) chiamato da un’amica transessuale portoghese rimasta a lavorare tra i fumi di Macao, che si sente minacciata (qua è la finzione). per portare la magia di Macao sullo schermo e documentare la sua unicità i due João, come tante volte sono stati chiamati dalla stampa in questi giorni, creano una specie di folle spy story tra sette cinesi, malavita, squallide atmosfere portuali in un crescendo di follia sotto il segno della tigre cinese. Spy story a parte, quello che rimane a fine della visione è il fascino di questa città, una delle poche dell’antico impero lusitano a non piegarsi mai alla cultura dominante portoghese e a mantenere una identità linguistica forte.
Anche dai ricordi di João sulla sua infanzia emerge come portoghesi e cinesi conducessero, di fatto, vite separate. Tranne quando gli affari imponevano l’unica lingua parlata in tutti i porti, non solo quelli portoghesi: la lingua del commercio e del denaro.
L’atmosfera cupa della vicenda è restituita da una fotografia scura e dall’ossessione per le vie intricate e dalle insegne incpomprensibili per le quali il protagonista continua a perdersi per tutto il film: una regia al servizio di un film sullo smarrirsi più che sul viaggio di ritorno.
Un omaggio a una città che è anche una citazione a Stenberg e che vi farà venire la voglia di comprare un biglietto di sola andata per Macao, o vi farà temere di doverci andare un giorno…
Roberto Origliasso