Regia di Philipp Leinemann (Germania, 2014, 107′) – Torino 32
Un blitz delle forze speciali della polizia finisce con il ferimento di un agente, due morti e un criminale in fuga. La corruzione di alcuni dei suoi membri e l’incompetenza dei superiori fanno precipitare la situazione. A questa caccia all’uomo si intreccia la storia di Thorsten e Jacek, capi di due bande rivali, e dei loro ragazzi. Angeli e demoni si trovano a giocare una partita a bowling in una calma destinata a essere spazzata via dall’imminente tempesta.
La Germania delle periferie è lo scenario di questa storia cupa con pochissimi spiragli di salvezza o redenzione, in un crescendo molto ben costruito di violenza e oscurità.
Tra coltelli, pugni, pistole, intimidazioni e insabbiamenti i personaggi sono alla ricerca del perfetto agnello sacrificale che possa permettere di uscire puliti. Le prede diventano cacciatori, i teppisti indagano sull’amico scomparso dopo un’aggressione dei poliziotti; i ruoli si invertono, si inseguono e confondono per 107 minuti.
Cosa differenzia poliziotti e criminali? Se lo chiede il regista, se lo chiedono gli spettatori e se lo chiedono anche i personaggi.
Non è di sicuro il primo film a interrogarsi su quale sia la differenza tra poliziotti e criminali, tuttavia è un lavoro che merita di essere visto per la sua regia lucida che permette alla trama di svilupparsi e dare spessore umano ai protagonisti di un film corale che non rinuncia all’introspezione.
Leinemann ha dosato realismo e metaforico in questo poliziesco senza buoni (e quindi senza cattivi?) con molte domande e poche risposte quando le luci si accendono in sala.
Sicuramente tra i migliori dei film in concorso, The kings surrender risulta disincantato senza cadere mai nelle trappole del cinismo o del buonismo.
Roberto Origliasso