di Todd Chandler, USA 2013, HD, 70′
Sezione TFF 2013 – Onde
Fuori dai denti: un’hipsterata pazzesca.
Questi personaggi giovani, occhiali, pantaloni stretti, tatuaggi e zero lavoro ogni anno arrivano al TFF, con la puntualità di Boldi e De Sica a Natale nei gloriosi anni ’90.
Non so se ci fossero delle pretese da ritratto di una generazione, però che noia vedere questi personaggi usciti fuori da un documentario sottofinanziato sulla Berlino underground.
Mai un’emozione vera, mai una vera relazione, una vera passione, un vero dialogo. Che poi il film in qualche modo funziona. Funziona ed è anche un buon film. Certo, devi superare l’antipatia che istintivamente ti ispirano i protagonisti (e il regista e i suoi amici se sono vagamente simili a quello che vedi sullo schermo) però il cinema, quello vero, non dovrebbe farti accontentare, non dovrebbe essere un “salvarsi in corner dal disastro”; il cinema non è solo belle immagini, una fotografia omogenea e una bella colonna sonora. Passione e idee dovrebbero avere la loro parte e in Flood Tide di passione e idee se ne vedono poche.
Un gruppo di amici vive in una città a ridosso di un fiume, tra boschi e scenografie post industriali, suonano in una fabbrica abbandonata post-rock a base di fisarmonica, tromba, contrabbasso, violoncello e chitarra, si arrangiano ad arrivare a fine mese e nessuno pare chiedere nulla di più.
Un giorno la trombettista decide di fare la finita e si abbandona tra le correnti del fiume. I suoi amici per ricordarla decidono di costruire con materiale di recupero delle zattere, improbabili ma bellissime, unico elemento scenografico assolutamente originale, e inizia la loro avventura che li porterà ad essere una sorta di comunità neo-hippie destinata a non trovare niente alla fine di un viaggio finanziato da mammà.
Le musiche originali, la fotografia, qualche scena liberatoria come la sosta tra le rovine di un fabbricato che dà direttamente sul fiume (che voglia di mare e di tuffarsi!) reggono i 70 minuti di film.
I monologhi del fiume/cadavere sul senso della vita e della morte fanno l’effetto di un’unghiata sulla lavagna.
Per fortuna questo TFF ha dato spazio anche a tanti altri giovani, come la tedesca Suba di Men show movies & women their breasts capace di portare al pubblico torinese un’immagine diversa, e meno stereotipata, della sua generazione.
di Roberto Origliasso