di Sean Garrity, Canada, 2012, HD, 95′
Sezione TFF 2013 – Festa mobile
Se vi piace restare con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, questo è esattamente il film che fa per voi. Trasportato, fin da subito, da una voluta e studiata suspense, questo thriller atipico è avvincente e perfettamente capace di tenere alto e vivo l’interesse. Nonostante si tratti di un thriller, Sean Garrity parte da un’idea interessante e inquietante e procede con l’intento di voler lasciare allo spettatore un messaggio, qualcosa su cui ragionare anche quando si riaccendono le luci in sala.
Blood Pressure, presentato nella sezione Festa mobile del 31° Torino Film Festival, è una storia originale, ben studiata ed accompagnata da una bella sceneggiatura che si srotola lungo il “cammino” grazie a una serie di lettere (ricevute dalla protagonista quarantenne da parte di uno sconosciuto), complici nel trattenere il pubblico incollato allo schermo.
Le lettere, appunto, possono considerarsi il vero e proprio protagonista dell’intera vicenda. Ci stimolano, attraverso il loro contenuto, a voler sapere sempre di più, a viaggiare con la fantasia e a mettere in moto il nostro lato indagatore per scovare il mittente misterioso.
Tema principale, seppur nascosto quasi fino alla fine, è l’amore ossessionato, un sentimento viscerale che l’uomo misterioso prova nei confronti di una donna (la moglie deceduta) che non c’è più e che rivede in Nicole (Michelle Giroux), la destinataria delle lettere.
Il regista, inoltre, si misura con la grafica in sovraimpressione (utilizzata per la lettura delle lettere) e con alcune inquadrature dall’alto efficacissime, anche queste, a rendere ancora più funzionale il racconto.
Affascinante è il rapporto che si instaura tra Nicole e Darryl, interpretato da Jonas Chernick (mittente delle lettere). Infatti, lui ha bisogno d’aiuto da parte di Nicole e ha l’assoluta necessità di rivivere, attraverso la nostra protagonista, quello che aveva precedentemente provato la sua donna amata. Durante lo svolgimento della vicenda sarà, invece, Darryl ad aiutare inconsapevolmente Nicole, insoddisfatta e stressata dalla vita che conduce (il lavoro, i figli adolescenti, il marito), che crescerà passo dopo passo, si migliorerà e si dedicherà a se stessa grazie agli stimoli ricevuti dalle attenzioni da parte di Darryl e grazie ad un’insolita avventura che le apre gli occhi e l’aiuta a comprendere che, nella vita, è importante sapersi migliorare e credere in se stessi. Si può dire che Darryl sia la matrice del cambiamento di Nicole.
È assolutamente accattivante assistere alla conoscenza tra due persone diverse, con nulla in comune e che vengono da esperienze differenti, che si arricchiscono l’un l’altro nel corso della storia.
Sullo sfondo del mistero incalzano, al contempo, i problemi familiari di vita quotidiana. Non solo avanzano i dubbi coniugali, ma anche i legami madre-figlio ed è incredibile l’evoluzione di cui sono protagonisti questi personaggi e i loro rapporti.
Per tutta la durata del film, il mistero progredisce fino a risolversi, tuttavia l’interesse rimane alto poiché le domande cambiano, i dubbi crescono e divengono di tipo morale ed esistenziale.
Un film riuscito e assolutamente da non perdere.
di Giulia Ferrero