Regia di Bryan Reisberg (USA, 2014, 86’)
Big Significant Things o meglio, Big Insignificant Things. Due ore di nulla, il profondo nulla del sud della periferia America, un nulla fatto di piccole e insignificanti cose, grandi opere inutili, strade deserte, colline pianeggianti, giovani piatti e senza interessi. Il film del giovanissimo registra Bryan Reisberg non regge gli ottantasei interminabili minuti di proiezione, fra una strizzatina d’occhio al pubblico colto e rappresentazioni macchiettistiche. Una fotografia interessante e scaltra e una buona regia con molte potenzialità non servono a suscitare un interesse maggiore. Però, c’è sempre un però, sicuramente ha il pregio di rappresentare a livello filmico il senso di smarrimento proprio della generazione del regista e dell’attore, ambiguità, smarrimento spadroneggiano nel film e nel pubblico. Il troppo compiaciuto attore si cala perfettamente nella parte lanciando a profusione messaggi dal sentore moraleggiante e scoraggiante. Opera di artigianato già piena di crepe non colpisce ne stupisce, piccole e casuali cose. Film in concorso, lascia molto dubbiosi, ma forse è la chiave dei lettura di tutto, di nulla.
Luca Valenza