Laura Schroeder
112’
Lussemburgo/Francia/Belgio, 2017
Torino 35
Sulle note di “Black like coal” si intrecciano le vite delle tre protagoniste e di tre generazioni: una nonna fanatica dello sport, una figlia/madre assente, Chaterine (interpretata da Lolita Chammah, e una nipote adolescente, Alba (Themis Pauwels).
Un film tutto al femminile sulla scia di Grandma di Paul Weitz (2015) e Three Generations di Gabby Dallal (2015); ma se in questi ultimi la trama si concentra sul problema identitario della generazione più giovane, qui Alba è un personaggio passivo, che fa da collante tra le altre due donne. Sembra che Schroeder abbia trascurato quasi interamente lo studio del rapporto tra Alba e Chaterine, per concentrarsi invece su quello tra quest’ultima e la nonna, il vero fulcro di tutta la vicenda. Questo rapporto malato, che non è caratterizzato da altro se non un profondo rancore reciproco tenuto dentro per troppo tempo, sfocia in un turbinio di angosciose vicende, che trasformano un’apparente commedia sui problemi generazionali in un thriller drammatico. Il “sequestro” di Alba, la sospensione del tempo e le sequenze sceniche sempre più frammentate e confuse esprimono efficacemente la disperazione e il logoramento interiore di Chaterine che tenta invano di riallacciare i rapporti con suo passato.
La storia è semplice, i personaggi sono ridotti al minimo e tutto viene visto con gli occhi della nipote, che impotente assiste a scontri, paure e ire di Chaterine e della nonna, che, pur comparendo molto poco in scena, pervade tutta la narrazione.
Laura Schroeder alla sua seconda prova di lungometraggio ha certamente il merito di aver dato un taglio innovativo ad un tema, quello del rapporto intergenerazionale, forse abusato, eppure alla resa dei conti ciò che emerge di più dalla visione del film è il misto di angoscia e tensione portati ai limiti del sopportabile, tralasciando in gran parte l’indagine psicologica dei personaggi.
Emma Squartini