Terence Davies – 2016
125′
UK/Belgio
Festa Mobile
Coraggiosa, solitaria ed ironica; è questa la Emily Dickinson che il regista vuole farci conoscere. Un’eroina a metà tra la drammaticità di Jane Eyre e l’ironia di Elisabeth Bennet (Orgoglio e Pregiudizio), che si aggira tra le stanze della sua casa di campagna in compagnia dei genitori, dei fratelli e delle amiche, lontana dalle caotiche città americane di fine Ottocento.
Emily Dickinson è un personaggio che muta di carattere e di pensieri nell’arco del film e il fatto che Davies si riuscito a rappresentare i cambiamenti di stati d’animo della poetessa, da una spavalda e piuttosto libera giovinezza a un triste isolamento nella vecchiaia, lo rendono non solo un bravo regista di melodrammi storico-rurali (come ci ha già dato prova l’anno scorso con Sunset Song), ma anche un eccellente indagatore dell’interiorità dell’animo umano, servendosi, come tecnica cinematografica, di luci e colori che accompagnano lo stato d’animo.
Non manca nei dialoghi una bella dose di ironia e di divertimento, senza mai scadere nella volgarità, che rende il ritmo della narrazione più incalzante e coinvolgente.
Anche il cast non è da meno: vediamo una Cynthia Nixon, che si sveste (finalmente) dei panni della avvocatessa di Sex and the City e dimostra di avere anche altro da poter offrire al mondo del cinema oltre a minigonne e chiaccherate con le amiche. Indimenticabile è Jennifer Ehle, che, ancora una volta, si cimenta in un ruolo in costume, riuscendo perfettamente a impersonare la figura positiva ed energica della sorella minore, che sarà poi colei che prenderà le redini della famiglia.
Emma Squartini