Fabrizio Ferraro
‘83
Italia – 2016
TFFDOC/FUORI CONCORSO
Nella prima metà del 1600 lo scultore Francesco Mochi realizzò un’opera rappresentante il battesimo di Cristo da parte di San Giovanni Battista destinata ad essere esposta nell’omonima chiesa a Roma. L’opera venne però rifiutata dai committenti e cominciò dunque a vagare per tutto il paese alla ricerca di una collocazione, fino ai giorni nostri, in cui si è deciso di riportarla nel luogo in cui era stata originariamente concepita.
Questo è tutto ciò che ci viene fatto sapere, tramite una didascalia, all’inizio di questo Colossale Sentimento, opera documentaristica realizzata da Fabrizio Ferraro, che purtroppo per noi spettatori poco ha da dire all’infuori di questa premessa.
Dal punto di vista visivo il film raggiunge dei livelli straordinari, complice di questo una meravigliosa fotografia in bianco e nero che rende benissimo le atmosfere della Roma notturna, e più di una volta nel corso del film si possono ammirare delle inquadrature composte con criterio e magnificamente illuminate. Ciò che rende questo documentario estremamente mediocre sono però tutti gli altri aspetti, a partire dall’audio, in alcuni punti davvero ovattato e fastidioso, fino ad arrivare al contenuto, praticamente inesistente.
Nella prima metà del film non vedremo nient’altro che operai, restauratori e direttori dei lavori intenti a compiere azioni non ben specificate per quella che sembra un’eternità, per poi passare alla seconda metà, dove ci si concentra solo ed esclusivamente sul trasporto dell’opera attraverso la città, senza darci nessun approfondimento di sorta che avrebbe potuto rendere il tutto più comprensibile e magari anche più interessante. Il regista, in alcuni punti, sembra voler compensare questa mancanza di contenuto inserendo una voce narrante che non aggiunge davvero niente all’esperienza generale e che anzi dà l’impressione di voler dire qualcosa di poetico e profondo, senza però dire effettivamente nulla.
Colossale sentimento è un’occasione sprecata, dato che anziché sfruttare un avvenimento già di per sé interessante raccontandolo in maniera che arricchisca lo spettatore al termine della visione, Ferraro ha preferito girare quello che è a tutti gli effetti l’equivalente di guardare un cantiere in costruzione per 83 minuti, senza rendere partecipe il pubblico di alcunché. Un vero peccato.
Edoardo Perna