Davide Grotta – 2016
68′
Italia
Italiana.doc
Memoria. Denuncia. Speranza.
Tre parole che esprimono concetti molto diversi fra loro, legati indissolubilmente nel nuovo piccolo grande capolavoro di Davide Grotta, Hidden photos, proiettato nelle sale per la prima volta proprio domenica 20 novembre al TFF. Un debutto niente male per un progetto “di diploma”, così come lo ha definito l’autore stesso: Grotta, infatti, ha appena terminato i suoi studi presso la scuola di cinema documentario “ZeLIG” e in pochissimo tempo si è ritrovato coinvolto, con entusiasmo e un poco di sorpresa, nel festival del capoluogo piemontese.
In questo documentario il regista ha voluto mettere a confronto due fotografi cambogiani, Kim Hak e Nhem En, per mostrare la doppia realtà che attraversa questo stato del sud-est asiatico (in cui, tra l’altro, lo stesso Grotta ha vissuto per alcuni anni). Da una parte, con Nhem En, si ripercorre il passato, dunque anche il regime di terrore instaurato dai Khmer Rossi, i seguaci del Partito Comunista di Kampuchea guidati a lungo da Pol Pot: un passato pesante, sanguinoso, che ancora infierisce su tagli profondi che stentano a rimarginarsi. Dall’altra il futuro, o meglio, il presente, un presente consapevole e visionario: Kim Hak, che con una freschezza semplice e genuina cerca di riscoprire e far riscoprire la sua terra attraverso scorci inediti e scene nuove.
Si tratta, quindi, di un percorso intergenerazionale che è guidato, in primo luogo, dall’elemento fotografico e poi, parallelamente, da quello museale. Esatto, proprio “museale”: Grotta inserisce nell’opera anche la sua passione per l’archeologia, (passione che l’ha portato, negli anni 2000, alla laurea), e ci riesce con una sottile ironia che aggiunge delicatezza alla trattazione di un tema così impegnativo.
Un tema molto vasto, ampio, aperto. Un tema che può essere interpretato dallo spettatore a seconda della propria interiorità. Senza paura, ma anche senza aggressività, Grotta racconta e mostra un mondo in rapida via di sviluppo, che sta cambiando e continuerà a farlo in tanti modi diversi.
Il regista colloca in un vivido intreccio di luci, colori e paesaggi non solo la storia di due grandi artisti e di uno Stato, ma anche quella di se stesso. Espressività e tecnica si fondono fino a creare un quadro coerente di una situazione preziosa nelle sue imperfezioni, che sembra tanto distante quando, invece, non lo è.
Hidden photos è chiaramente un grande risultato, ottenuto grazie a passione, impegno, dedizione e voglia di mettersi in gioco. Grazie a Davide Grotta e ai suoi collaboratori per questo documentario che ci regala speranza e coraggio e ci scuote dalla monotonia del piccolo mondo di convinzioni in cui viviamo ogni giorno.
Federica Antonioli