di Christopher MacBride, Canada, 2012, DCP, 84′
Sezione TFF 2013 – After Hours
The Conspiracy usa la strategia linguistica del finto documentario (è un “mokumentary” per dirla all’inglese). Due amici, per un non meglio definito motivo, riprendono un predicatore di strada (quasi una parodia di Michael Moore) che grida alla cospirazione mondiale. Questi scompare e loro decidono di indagare sul fatto. Cominciano scettici a seguire le teorie complottistiche che lui aveva tracciato (11 settembre, scie chimiche, bilderberg group, nuovo ordine mondiale, ecc.) fino a scoprire la segretissima setta dei Tarsus Club, fondata sul culto del dio Mitra. La loro eccessiva curiosità fa lentamente prendere una brutta piega alla loro vita (e anche a quella dello spettatore che passa L’ultima mezz’ora con il cuore in gola).
È sicuramente IL film da andare a vedere con il vostro amico “complottista”. C’è tutto: il dualismo tra massa e padroni, la schiavitù capitalistica, la globalizzazione, il controllo delle nascite, le sette segrete di potenti che vogliono impadronirsi del mondo, le confabulazioni dei politici a danno dei propri cittadini. Il mondo è meschino, la gente è sorda e cieca. La Verità rimane nascosta ai più. Sicuramente il vostro amico, fan del complotto mondiale, vi dirà poi che il film non approfondisce le teorie in questione (io dico: per fortuna! Sarebbe l’ennesimo) ma che drammatizza solamente la vicenda di chi cerca di informarsi finisce per venir deriso.
In effetti non si capisce bene quale sia l’intento del regista candese MacBride. Vuole farci credere che il complotto esista davvero? O che chi si arrovella il cervello e impazzisce a collegare fatti strani per arrivare al disegno del mega-complotto-totale è un paranoico ossessivo? O vuole dirci in fondo che “a farsi i fatti propri si campa cent’anni?”
In ogni caso, se già il tema della cospirazione mondiale è di per sé, a tratti, parossistico, MacBride lo propina ingannando svariate volte lo spettatore: la tecnica del documentario è finta, i punti di vista di alcune inquadrature risultano, seppur efficaci per creare un po’ di pathos, forzati e irreali, i finti-autori del finto-documentario in realtà stanno dentro un ulteriore finto-reportage. Un intrico nell’intrico che lascia un po’ disorientati.
Rimane la domanda: non è che The Conspiracy è una cospirazione sulle teorie della cospirazione che cospira sulle cospirazioni cospirative della cospirazione cospirativa…?
Restate in sala fino all’ultimo titolo di coda perché lì troverete la risposta.
di Cattivo Gusto