Sezione TFF 2012: TorinoXXX
Categoria TFFOFF: Fuori: Per inaugurare la sezione “Fuori” del nostro TFF-OFF, non potevamo scegliere film migliore di questo. Koju Wakamutsu, tenetevi forte, ci racconta in un 120 minuti gli ultimi folli anni di Yukio Mishima, scrittore Giapponese della prima metà del XIX secolo in un film che in qualche modo ricalca la poetica stessa dello scrittore: una trama originale e fortemente anticonvenzionale, come la vita del Maestro, che viene raccontata con eleganza e sobrietà quasi formale.
La prima scena del film ci introduce nei violenti anni 60 nipponici: un giovane attivista di estrema destra si suicida in carcere in onore dell’Imperatore. In quegli anni Mishima è all’apice del suo successo, tanto da esser candidato al Nobel per la letteratura. Ha da poco pubblicato “Gli spiriti eroici”, grazie al quale diventa l’intelletuale di riferimento di tutti gli ultranazionalisti scontenti del dopoguerra giapponese.
I rapporti di vassallaggio verso gli U.S.A. e i cambiamenti costituzionali in senso antimilitarista, in particolare, sono le riforme che preoccupano di più l’estrema destra giapponese. Simbolo di tutto questo diventa l’Imperatore, che ha pubblicamente rinunciato alla propria natura divina, ormai, privo di poteri, con il solo compito simbolico di incarnare lo spirito e l’unità della Nazione.
Nelle università intanto i movimenti studenteschi di sinistra proclamano scioperi e occupano le facoltà. In un crescendo di scontri e tensione, il Giappone rimpianto da Mishima, forse perso per sempre, diventa l’ossessione non solo dello scrittore, ma anche di un gruppo di giovani studenti che si identificano con i personaggi dei suoi romanzi e il loro puro spirito eroico. Dall’incontro di alcuni universitari ultraconservatori e dello scrittore nascerà “l’associazione degli scudi”, un paraesercito finanziato da Mishima stesso che, ormai sempre più ossessionato dai suoi ideali, si è allontanato dal mondo della cultura e della scrittura. La vita dell’associazione, di Mishima stesso e del suo allievo Morita,termina quando, di fronte all’impossibilità di vivere secondo i propri ideali, pianificano il sequestro del generale Matisha. Scopo dell’operazione è ottenere l’attenzione dei media. Mishima terrà il suo ultimo discorso e compierà il suicidio rituale dei samurai assieme a Morita, lasciando una nazione e il tutto il mondo della cultura sotto shock.
Molto bravo Wakamutsu a dirigere questa biografia senza cadere nel gossip più bieco o nell’apologia più scialba. I rapporti umani di Mishima folle, ma pur sempre timido e schivo, sono resi nei loro aspetti più filosofici e poetici. Cercando di narrarci il gesto del 25 novembre e di pennellare gli anni in cui fu pianificato, si glissa sugli aspetti reazonali più privati, ad esempio la sessualità dello scrittore e la natura del suo rapporto con Morita (cose che di solito interessano molto noi occidentali. Basti pensare che la collega francese Yourcenar, dopo la morte dello scrittore, dedicò molte pagine alla questione), o la vita familiare con la moglie e i propri figli.
Il dramma dell’uomo è nascosto dall’ideologia dell’attivista politico e dalla poesia dell’artista, proprio come se fosse il protagonista di uno dei suoi romanzi. Sta allo spettatore intravedere ciò che l’estetica dei gesti davanti alla macchina da ripresa ci sussurra di più intimo e segreto. L’artista è raccontato, l’uomo è suggerito nei silenzi.
Il film è caldamente consigliato a tutti gli amanti dell’estetica giapponese e della letteratura nipponica. Infatti dentro c’è tutto quello che i nippofili possono chiedere da un film: ciliegi in fiore, takane, dialoghi imbevuti di filosofia orientale, canzoni buddhiste, bellissime donne in kimono, sakè e monte Fuji sullo sfondo. Tutto sullo schermo.
Roberto Origliasso